Intime prigioni

Esci di scena come al tramonto il sole,
su quel viso umido una maschera tinta
da finti colori che ingannano gli orbi.
Fuggi immobile nel buio del tuo silenzio
mentre orecchi un bisbiglio di fresca vita
dal cuoio frusto del cuore tuo ignavo
che mai slancio alcuno fece per passione.
Come caldo nettare appena stillato,
nel vivo sangue intingi quelle dita spente
per cogliere l'ultimo sprazzo di vigore.
Ridi nel pianto nascosto dei tuoi occhi,
illudendo il mondo ma inchiodandoti a terra
mentre fugace il tempo sospira scrutandoti
e suggendoti l'aria rimasta sulle labbra.
Giaci in giacigli di piacere come fossero
isole di pace logorando la mente tua
e smarrendoti in serrati labirinti ipnotici.
Soffice sarà quel tappeto di pace spiegato
sulla nuda roccia a rivelarti il cammino,
a tergere il tuo spirito in perpetuo travaglio,
a placare quella brama di pura inezia,
parando la caduta nell'eterno vortice del tuo non essere.

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